Elizabeth-Lizzy Siddal, Jane Burden e Fanny Conforth sarebbero oggi tre sconosciute, bellissime fanciulle inglesi vissute nella seconda metà dell’Ottocento, se non fossero state tutte e tre le ispiratrici, oltre che di capolavori, anche delle passioni più tumultuose e sofferte del più famoso pittore Preraffaellita che l’Inghilterra abbia prodotto: Dante Gabriel Rossetti.
I Preraffaelliti erano quei pittori Inglesi che nel 1848 si riunirono a Londra in una Confraternita che adorava la pittura medievale (o comunque anteriore a Raffaello Sanzio, di qui il nome), o meglio, un Medioevo trasfigurato da suggestioni romantiche.
Amavano alla follia Dante e Shakespeare, Keats e Tennyson, le atmosfere misticheggianti e gli scenari cavallereschi e permeati di mistero.
Dante Gabriel Rossetti (di padre abruzzese), riconosciuto caposcuola di questa maliosa corrente pittorica e i suoi seguaci (Hunt, Millais, Burne-Jones, Morris, solo per citare i più noti) tradussero in estatiche e torbide immagini tutte le pulsioni mortificate da quell’austera e pudibonda Età Vittoriana in cui vissero.
Nei loro dipinti le immagini appaiono scontornate dall’ambiguità del sogno (“soft edge” erano definite queste linee morbide e fluide) o, al contrario, cristallizzate in una miriade di dettagli botanici in cui le piante avevano tutte una valenza simbolica.
E tutti manifestavano una comune passione verso un tipo specifico di bellezza femminile: viso d’angelo, dal pallore fra il casto e il vizioso, occhi grandi ed inquietanti, una foltissima capigliatura preferibilmente rossa.
Come quella che poteva vantare Fanny Conforth, prorompente e popolana bellezza che aveva sconvolto Rossetti un giorno che l’aveva incrociata (e abbordata) per le strade di Londra.
Gabriel in quel periodo era legato sentimentalmente a Elizabeth-Lizzy Siddal (che più tardi diventerà sua moglie), bellezza straniante e delicata, ma perde la testa per Fanny e se la porta a casa come governante-amante-modella. La sua chioma fulva e le sue sode e rigogliose carni si trasmutano nelle fattezze di Lucrezia Borgia, Lilith, Proserpina, la Venus Verticordia…creature fascinose immortalate nei suoi dipinti più celebri.
Lizzy detesta Fanny, perché ama da impazzire Gabriel che l’aveva eletta a Musa già da tempo, eternando il suo volto esangue in quello della Vergine smarrita ed estatica, all’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, nel suo capolavoro “Ecce ancilla Domini”.
Anche altri pittori preraffaelliti la vogliono come modella e Millais la sceglie per il suo capolavoro “Ophelia”, in cui raffigura l’eroina shakespeariana il cui corpo esanime galleggia dolcemente sull’acqua dopo che, abbandonata da Amleto, si era data la morte annegando.
Lizzy, per posare nel modo più veritiero possibile, rimane per ore a macerare nell’acqua di una vasca tenuta calda da decine di lampade accese; ma le lampade si spengono e l’acqua diventa mano a mano più fredda. Millais, che non se ne accorge, continua a dipingere, ispirato.
Lei si ammala di tubercolosi e il morbo la consumerà piano piano, rendendola vulnerabile e fragile, e conferendo alla sua delicata bellezza un che di rarefatto e di ineluttabile.
E quando Gabriel la tradirà con la conturbante Jane Burden, lei, una sera in cui la solitudine e la depressione di cui soffriva si fanno più intollerabili, ingerirà una fiala di laudano e la farà finita.
Lui, dilaniato dal rimorso, la ritrarrà dopo morta in quello che è il suo dipinto più celebre e celebrato: la “Beata Beatrix” impregnata di languorosa sensualità e di allusioni simboliche, a cominciare proprio da quel papavero rosso tra le mani di Beatrice che in quest’opera diventa veicolo di morte, dacché è il fiore da cui si ricava il laudano.
Rossetti piange Lizzy ma continua ad amare Jane. L’ aveva conosciuta una sera a Teatro: una massa di capelli (scuri stavolta), labbra carnose e sdegnose, occhi immensi, sempre ad un passo dallo smarrimento.
Jane sposa un altro Preraffaellita, William Morris, ma continua ad essere Musa (e amante) di Rossetti in dipinti in cui l’erotismo si effonde di inquietanti allusioni funeree: Eros e Thanatos si coniugano in volti carichi di ambigua seduzione e lei, sotto il suo divino pennello, diventa Proserpina, Desdemona, Pia de’ Tolomei…
Ma Gabriel è sempre più inquieto e angosciato; comincia a fare uso smodato di cloralio (droga potente ed ipnotizzante) e così le fattezze dei volti femminili vengono stravolte e gli occhi si fanno funerei: la sua visionarietà accoglie incubi e allucinazioni.
E allucinazione sicuramente fu ciò che iniziò a raccontare agli sbigottiti amici a proposito di un episodio riguardante la defunta Lizzy.
Quando lei si era uccisa (ma si fece passare il suicidio per incidente), prima che il suo corpo venisse inumato, Gabriel aveva infilato tra gli amati capelli rossi della sua sposa un quadernetto contenente le poesie d’amore che lui le aveva dedicato.
Ma verso la fine della sua Vita, ormai distrutto da alcol, droga e debiti, gli venne una specie di ossessione: pubblicare proprio quelle liriche d’amore. Problema non trascurabile: l’unica copia delle poesie giaceva nella tomba, fra i capelli di Lizzy.
E così, di notte, si recò insieme ad un amico e ad alcuni facchini al cimitero. La bara della povera Lizzy venne dissotterrata; lui fece allontanare tutti e poi aprì e recuperò il quadernetto.
Lui racconterà che la bellezza di quella eterea creatura era rimasta intatta e che i capelli, i suoi famosi capelli rossi, erano cresciuti a dismisura fino a ricoprire completamente l’interno della bara.
Nessuno gli credette. Dante Gabriel Rossetti morirà il 10 Aprile 1882 a 54 anni.
La moralista società vittoriana non lo rimpianse. Ma lui entrò nella leggenda.
Il dipinto della foto è “Venus Verticordia”, capolavoro che D.G.Rossetti dipinse tra il 1864 e il 1866 in cui è ritratta la sua amante Fanny Cornforth