Il 12 Giugno 1493, seguita da un corteo di 150 dame sontuosamente vestite, una Lucrezia Borgia di 13 anni e di incantevole grazia, andò in sposa a Giovanni Sforza, Conte di Cotignola e Signore di Pesaro, che di anni ne aveva 26.
Matrimonio politico voluto dal papà di lei, il potente e dissoluto Papa Alessandro VI (sì, Lucrezia era figlia di un Papa, insieme ad altri fratelli, tra cui il crudele Cesare) per stringere un’alleanza con la prestigiosa casata degli Sforza di Milano cui lo sposo apparteneva.
La festa di nozze passerà alla Storia, oltre che per la magnificenza degli arredi e delle portate, per un voluttuoso intermezzo che scandalizzò non poco le Corti di mezza Europa.
Ma procediamo con ordine.
Il banchetto nuziale ebbe inizio: mentre gli elegantissimi ospiti (nobili, alti prelati, ambasciatori e condottieri) gustavano l’opulento e robusto banchetto a base di selvaggina e cacciagione, una morbida orchestra di flauti, dulciane e liuti spandeva nell’aria melodie carezzevoli e molti degli astanti iniziarono ad intrecciare danze e sguardi d’amore.
Favorita dai vini, rossi rubinosi e festevoli bianchi, l’atmosfera diventava sempre più briosa, punteggiata da risa e motti salaci.
E fu a quel punto che avvenne il famoso episodio dei confetti.
Fu Papa Alessandro Borgia in persona a dare il via, immergendo le mani in una coppa ricolma di confetti e a lanciarli nelle scollature delle dame più ubertose, subito imitato dai “gentiluomini” presenti: presto questa pioggia inusuale e ridanciana accese gli animi e i sensi.
Dopo un po’, in una euforia carnale ormai sbrigliata, il fratello di Lucrezia, Juan, propose una variante piccantissima: ogni dama doveva raccogliere dai bacili d’argento il maggior numero di confetti, ma, attenzione, non con le mani!
Stupore degli astanti. E come, di grazia, qualcuna chiese, non senza malizia.
Con i seni a mo’ di coppa, fu la risposta.
Ohhhhh!!! Qualcuna fra le dame si schermì e si rifiutò ridendo, ma le più scostumate si lanciarono eccitate in quel singolar tenzone, fra risa e incitamenti.
La disinibita Giulia Farnese, amante in carica del Papa, denudò allora le opulenti e sode rotondità, le affondò nei confetti e le ritrasse: il bottino che i suoi floridi seni riuscirono a depredare fu decisamente il più ricco.
Fu lei, ça va sans dire, la vincitrice.
E Lucrezia? La sposa, data la precoce età, era stata mandata a letto appena l’atmosfera si era surriscaldata; la sua prima notte di nozze sarebbe trascorsa solitaria e casta e l’abbraccio carnale con il marito rimandato di alcuni mesi.
Era, allora, un’ acerba fanciulla, Lucrezia Borgia, e ancora innocente.
Ma presto, molto presto, avrebbe scoperto e sperimentato con gusto intrighi, veleni e voluttà e la sua fama di “dama nera” avrebbe marchiato la Storia.
Era solo una questione di tempo.
…questa storia intrigante e maliziosa è tratta dalla mia biografia del 2005 dedicata alla più scandalosa protagonista del Rinascimento Italiano…