Rubrica coriandoli: Gustav Mahler e la maledizione della nona sinfonia

Categories: News

Se nella musica rock esiste la maledizione del “club 27”, ovvero di quei cantanti che, come Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Kurt Kobain e Amy Winehouse (solo per citare i più famosi), sono morti tutti dopo aver compiuto 27 anni, nella musica sinfonica persiste l’idea della “maledizione della Nona Sinfonia”.
In effetti Beethoven, Schubert, Dvorák, Bruckner e altri morirono prematuramente subito dopo aver composto la loro Nona Sinfonia.

Fu, in un certo senso, il compositore Arnold Schönberg a stigmatizzarla quando scrisse: “È come se la Nona fosse un limite. Chi vuole superarla deve morire. (…)Quelli che hanno scritto una Nona Sinfonia sono arrivati troppo vicini all’Aldilà”.
Questa frase, divenuta sinistramente famosa, là si può leggere nel suo illuminante saggio su Gustave Mahler, il geniale e sfortunato musicista boemo.

Già, Mahler.
Nel luglio del 1908 questo musicista, uno dei Titani della Musica fra Ottocento e Novecento, trascorse l’estate a Dobbiaco, deliziosa cittadina trentina incastonata fra le Dolomiti, a comporre il meraviglioso “Das lied von del Erde” (“Il canto della terra”), in effetti la sua Nona Sinfonia.
La compose rintanandosi in una caratteristica casetta al limitare del bosco insieme alla sua fascinosa e irrequieta moglie Alma Schindler, di 20 anni più giovane, che lui amava alla follia.
Era malato di cuore e compose quella sua opera con il presagio della morte e con l’idea ossessiva di un imminente congedo dal mondo.

Anche nell’Estate del 1910 i coniugi Mahler tornarono in quella casetta annegata tra il verde, ma nulla era più come prima.Gustav era ancora più malato: il suo cuore stava cedendo, sopraffatto dal “furor” creativo e dalla scoperta straziante che Alma, la sua adorata Alma, si era invaghita del giovane architetto Walter Gropius, il geniale fondatore del movimento artistico/architettonico che sarebbe stata in seguito la Bauhaus.Finì sul lettino di Herr Professor Sigmund Freud, povero Mahler, a cercare di capire il perché Alma non lo amasse più.Non c’era molto da capire: Alma era così.
Bella da morire. Passionale per natura. Infedele per scelta.

A 17 anni era stata l’amante di un altro Gustav, il pittore Klimt, che, innamorato pazzo, l’aveva raffigurata sontuosa e luminescente.
A 23 anni aveva sposato Mahler, per poi tradirlo e lasciarlo per sposare Gropius, che lascerà e tradirà, a sua volta, con Kokoschka, il nume tutelare dell’Espressionismo, che abbandonerà per altri da divorare, irresistibile mantide religiosa della Belle Époque.
Ma questa è un’altra storia.

In quel luglio 1910 Mahler era disperato per l’abbandono di Alma, cui cercò di reagire buttandosi a capofitto nella creazione della sua Decima Sinfonia, negata a molti prima di lui, sfidando gli Dèi, lui, ipocondriaco e superstizioso com’era.
Voleva superare il limite e la Decima divenne la sua ossessione.
E allora furono notti insonni in quella casetta di Dobbiaco, col suo povero cuore malato che invocava Alma, quella Alma ormai tra le braccia di un altro… notti insonni a scrivere, furente e dolente, armonie baluginanti e squarci sonori.
Ma non riuscirà nell’intento.Mahler morirà l’anno seguente a 51 anni e la sua Decima Sinfonia rimarrà incompiuta.

Coincidenza? Superstizione? Mah!
Certo è che, ad esempio, il musicista russo Alexander Glazunov (suo coevo) abbozzò solo il primo tempo della sua Nona Sinfonia e per i restanti 27 anni di Vita, si guardò bene dal completarla; non così il suo conterraneo Shostakovich che arrivò a comporne 15 o i colleghi Hector Villa-Lobos e Darius Milhaud che in anni più recenti del Novecento ne scrissero 12 ciascuno.

E per finire: sono certa che Mozart, dall’alto delle sue 41 Sinfonie e Haydn con addirittura 104 all’attivo, stanno ridendo a crepapelle di questo post.
Beh, speriamo soltanto loro…????