“Angeli e Demoni” è stato un grande successo dello scrittore Dan Brown, ma due secoli prima, di questa insanabile contrapposizione aveva già parlato Honoré de Balzac quando, a proposito di Liszt e di Chopin, scrisse: «L’Ungherese è un Demonio, il Polacco un Angelo».
Ed è del “Demonio della tastiera” che oggi Vi narro.
Esattamente 205 anni fa, il 22 Ottobre 1811, a Raiding, in Ungheria, nacque uno dei geni indiscussi della Dea Musica: FRANZ JOSEPH LISZT.
Contemporaneo di Chopin e di Schumann (nati entrambi l’anno precedente), di cui fu amico e grande estimatore, Liszt si distinse da subito per il suo temperamento travolgente e trascinatore.
Dominatore assoluto della tastiera (per molti è stato il più talentuoso pianista mai esistito), con quel tocco scintillante ed impetuoso e con quel magistero tecnico irraggiungibile che lo connotavano, stregò il pubblico (soprattutto femminile) dell’epoca.
Fu il primo pianista dell’epoca che suonò in pubblico a memoria e a sostenere un intero programma da concerto.
Le sue vere e proprie “bufere” di suoni (basti ascoltare i suoi abbaglianti “Studi trascendentali”), la sua armonizzazione travolgente e innovativa, lo slancio appassionato delle sue melodie, rivoluzionarono non solo le modalità interpretative, ma la stessa meccanica del pianoforte che dovette adeguarsi alla nuova, vertiginosa concezione del pianismo stesso.
In una lettera del maggio 1832 scrive al suo allievo e amico Pierre Wolff: “Da 14 giorni il mio spirito e le mie dita lavorano come due dannati. Omero, la Bibbia, Platone, Locke, Byron, Hugo […], Beethoven, Bach, Hummel, Mozart, Weber sono tutti intorno a me. Io li studio, li osservo, li divoro con focoso ardore, e per di più mi esercito da quattro a cinque ore […]. Ah! Se non impazzisco prima, ritroverai un artista!”
Dotato di una bellezza maschia e rude (tanto quanto Chopin era femmineo e dolce), ebbe un’esistenza turbolenta e passionale, improntata al più autentico “Stürm und Drang” romantico.
A 22 anni conosce e s’innamora perdutamente della Contessa Marie d’Agoûlt che per lui lascia marito e due figli e intraprende con lei una sorta di viaggio – fuga che li portano a soggiornare dapprima in Svizzera che gli ispirerà la composizione dell’Album d’un voyageur e il primo libro de “Années de pélegrinage” e dove nasce la loro prima figlia Blandine.
Nel 1837 i due amanti fuggiaschi arrivano in Italia, dove nasceranno Cosima (che diventerà dapprima moglie del Direttore d’Orchestra e compositore von Bülow e poi di Richard Wagner) e Daniel.
Il Lago di Como, Milano, Venezia, Firenze, Roma e San Rossore saranno le mete del loro inquieto e amoroso vagare.
La sua attività di pianista e compositore procedeva intanto frenetica e convulsa, tra lo sbalordimento di molti e le perplessità di coloro che non riuscivano a capire ed apprezzare la portata rivoluzionaria della sua Musica.
Repertorio sublime e terribile per tutti i pianisti che con esso vogliono cimentarsi: 3 Grandi Studi da Concerto, 2 Konzert-Etuden, 3 Notturni d’Amore, la Sinfonia in Si min., Concerti per Pianoforte e orchestra, 19 fantasmagoriche Rapsodie Ungheresi, le pagine dedicate a Dante (che amava da morire come tutti i Romantici), le trascrizioni di brani di Paganini (come la celebre “Campanella”), le 2 Leggende dedicate a San Francesco, il Poema sinfonico “Mazeppa” (ispirato a Byron), la “Totentanz” (Danza dei Morti)….
Nel 1845 lascia Marie d’Agoûlt e s’innamora della Contessa polacca Caroline Von Sayn-Wittgenstein e continua a dare concerti e a comporre.
Ma comincia in lui un profondo mutamento spirituale che lo conduce ad una ricerca sempre più profonda di misticismo; negli ultimi anni della sua Vita riceve la tonsura e gli ordini minori di Abate.
La sua vena compositiva allora vira alla musica sacra e compone la “Missa choralis” e il “Christus”.
Muore il 31 luglio 1886, mentre si trova a Bayereuth, in Germania, a quel Festival creato e consacrato dal suo genero Richard Wagner e lì è sepolto.
Dopo Liszt, niente fu come prima.