Rubrica coriandoli. Due giovani rampolli, un delitto efferato e l’ombra di Hitchcock

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Nathan Freudenthal Leopold Jn e Richard Loeb erano due giovanissimi (20 anni il primo e 19 il secondo) rampolli della Chicago bene degli anni Venti, legati da una torbida attrazione per le azioni criminose, da un rapporto di sudditanza psicologica e di malsana amicizia.
Entrambi erano intelligentissimi ma avevano molti problemi emotivi ed affettivi: Nathan viveva in una famiglia incapace di dargli affetto (perché tutta dedita agli affari e ai divertimenti), era malaticcio e facilmente influenzabile, ma aveva un quoziente intellettivo altissimo (aveva pronunciato le prime parole a 4 mesi), mentre Richard soffriva di tic nervosi e di balbuzie ed era astuto, maligno e manipolatore.
Li legava la medesima condizione di ragazzi ricchi e annoiati, il disprezzo per le donne, una larvata ma inconfessata omosessualità e la propensione al sadismo.

Dopo aver sperimentato il brivido di sfidare la legge con piccoli furti e atti vandalici, vollero andare oltre, sicuri spavaldamente di poter attuare il “delitto perfetto” e per questo si macchiarono di un crimine orrendo: il 21 Maggio 1924 rapirono all’uscita da scuola un ragazzino, Bobby Francks, figlio di un facoltoso industriale e vicino di casa di Richard con l’idea di chiedere un riscatto.
Avevano studiato tutto con cura per mesi: avevano rubato una macchina da scrivere dall’Università che entrambi frequentavano (per scrivere la lettera di riscatto), affittato un’automobile (per non utilizzare quelle di famiglia), comprato corde e acido cloridrico in città diverse.
Il ragazzino fu ucciso il giorno stesso e poi violentato, il cadavere sfregiato con l’acido per impedirne il riconoscimento e nascosto in un canale lontano e isolato dell’Indiana.
Poi, tornati a Chicago, prima andarono a mangiare degli hot dog e poi telefonarono alla famiglia chiedendo il riscatto.
Prima di riconsegnare l’automobile la lavarono e ripulirono accuratamente, bruciarono i loro abiti macchiati di sangue e trascorsero la serata a giocare a carte con gli amici.

Ma qualcosa era andato storto e loro non se n’erano accorti: Nathan Leopold aveva perso sul luogo del delitto gli occhiali che aveva in tasca e quando un immigrato polacco per puro caso scoprì inorridito il cadavere, s’accorse anche di quegli occhiali e li consegnò alla polizia.
Erano occhiali all’apparenza anonimi, ma in realtà erano di una marca costosissima e avevano nella montatura il marchio della fabbrica produttrice che contava a Chicago un solo rivenditore, la Almer Coe&Co.
Quando i poliziotti andarono nel negozio, consultando i registri scoprirono che nell’ultimo anno solo tre persone avevano acquistato quella particolare montatura e fra questi proprio Nathan Leopold.

Lui e l’inseparabile amico furono sottoposti ad interrogatori separati e dapprima sdegnosamente respinsero accuse e sospetti con modi spavaldi, ma poi iniziarono le contraddizioni, i “non ricordo” per finire con l’accusarsi a vicenda.
Lo scandalo fu enorme: fortissima fu la commozione dell’opinione pubblica per il povero Bobby ucciso e vilipeso senza una ragione da quei due criminali, e sconcerto per la crudeltà gratuita dei due rampolli che non mostrarono mai segni di pentimento.
L’editore dell’Herald Tribune arrivò ad offrire 25 mila dollari a Sigmund Freud affinché si recasse a Chicago ad assistere al processo, analizzasse la psiche dei due assassini e fornisse una spiegazione alla loro azione così efferata, ma il grande luminare declinò l’invito.

Nathan e Richard sfuggirono alla pena di morte grazie alla facondia e all’abilità dell’avvocato assoldato dalla famiglia di Leopold per l’astronomica cifra di un milione di dollari, il principe del foro Clarence Darrow.
Furono entrambi condannati all’ergastolo per omicidio e a 99 anni per sequestro di persona e furono rinchiusi alla Joliet Prison.
Richard Loeb finì ucciso a 32 anni dal suo compagno di cella che lo aveva colpito con un coltello a serramanico per difendersi da un suo tentativo di violenza sessuale, mentre Nathan Leopold, dopo 33 anni di carcere fu scarcerato.
Si trasferì a Porto Rico e qui morì per infarto a 66 anni, nel 1971.

Nel 1929 il drammaturgo Patrick Hamilton scrisse il testo teatrale “Rope” (Rapimento) che ispirò a Alfred Hitchcock uno dei suoi film più inquietanti: “Nodo alla gola” del 1948.

Questo #Coriandolo è dedicato a mia nonna Maria che mi ha trasmesso la passione per i “gialli” (come lei li chiamava) e che scommetto oggi festeggerà il suo compleanno Lassù, magari chissà, proprio in compagnia del suo (e mio) amatissimo Hitchcock 💖