di Francesca Vitelli
Eccessive, così sono le “Le magnifiche”, le donne raccontate da Daniela Musini. Trentatré lampi biografici: donne che hanno lasciato un segno nella storia italiana da Cleopatra a Maria Callas.
Tenacia, determinazione, anticonformismo, coraggio, superbia, amori, invidie, gelosie, successi, sconfitte, trionfi, delusioni, egoismi, solitudini, tradimenti, inganni e acclamazioni visti attraverso un caleidoscopio fatto di umane passioni in compagnia di donne unite dal loro essere straordinarie e contro corrente.
Protagoniste, mai comprimarie, infrangono le regole affermando le proprie idee, il carattere e la personalità. La poliedricità dell’autrice, oltre che scrittrice è attrice, pianista e autrice teatrale, la rende incline a comprendere quanto angusti dovessero apparire i confini imposti dalla società – da ogni società da diversi millenni a questa parte – alle donne, in particolare a coloro che dotate di vivida intelligenza, talento e intraprendenza rifiutavano un destino compreso tra le mura di un focolare domestico.
Hanno lottato per raggiungere i traguardi che si erano prefisse, alcune più di altre, ognuna con la certezza di voler scegliere per sé stessa anche quando la ragion di stato o la famiglia imponeva matrimoni, allontanamenti, distacchi e abbandoni.
Queste donne volitive, dalla personalità strutturata, le conosciamo con stile narrativo d’antan in cui trovano spazio vocaboli ed espressioni dal sapore di cose di un tempo che fu.
Temerarie, mai pavide, la galleria di ritratti femminili si distingue per la scelta da tutte compiuta: vivere con intensità, a qualunque prezzo, tutto pur di non incorrere nell’orribile sentimento del rammarico, di quel che avrebbe potuto essere se solo si fosse avuto il coraggio di andare fino in fondo, quel sentimento che lascia l’amaro in bocca accompagnato da un senso di inutilità nell’anima.
Messalina, Matilde di Canossa, Lucrezia Borgia, Paolina Bonaparte, Anita Garibaldi, Luisa Spagnoli e le altre, tutte sono andate fino in fondo, fino a scottarsi, bruciarsi, per l’impeto e la passione con cui hanno vissuto. Non furono creature nate per aggiustarsi nelle mezze misure.
I nobili natali resero più facili le scelte di alcune, l’agiatezza agevolò i percorsi di altre, mentre la feroce determinazione nel voler seguire il proprio talento supplì per chi, nascendo sprovvista di quanto arrivato in dote alle altre, dovette crearsi una strada. Amarono tutte senza misura indirizzando i loro sentimenti verso uomini, donne, figlie, figli o soltanto loro stesse. Non si risparmiarono.
La loro cifra esistenziale fu quella di scegliere come vivere o morire senza mai abdicare alla volontà di decidere in prima persona. Giuste o sbagliate che fossero furono le loro decisioni e tanto bastava poiché avevano scelto la libertà di pensiero e dell’ agire in contrasto con le aspettative del modello sociale nel quale erano nate e cresciute.
I campi in cui dispiegarono la determinazione furono il potere, il lavoro e gli amori. In ognuno di questi si cimentarono con ostacoli e impedimenti senza lasciarsi arrestare nel cammino. La storia, fin ora scritta dagli uomini, non lascia spazio alle figure femminili, assenti nei testi scolastici se non per qualche riga imbevuta di stereotipi.
Un esempio per tutti: Giuseppe e Anita Garibaldi. Tutto sappiamo sull’eroe dei due mondi: le sue battaglie, il suo coraggio, il suo viaggiare ma nulla di Ana Mariade Jesus Ribeiro da Silva – Anita Garibaldi. Non studiamo che oltre a partorirne i figli combatté al suo fianco senza mai sottrarsi alla battaglia, non sappiamo di come morì. I nostri libri di storia sono lacunosi. Molto.
Daniela Musini, con la sua scrittura, compie un’operazione di recupero della memoria intervenendo a far luce su lacune che ci portiamo dietro da troppo tempo. Lacune che è giunto il tempo di colmare.
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