Nel 568 d.C. l’Italia fu invasa dai Longobardi, Barbari (ma neanche tanto) il cui nome ha una radice etimologica che si perde nella leggenda.
Un giorno centinaia di guerrieri si presentarono al dio Odino (che nella mitologia nordica rappresentava ciò che Giove era per gli antichi Romani) e per far credere di essere molto più numerosi, avevano imposto alle proprie donne di vestirsi con abiti maschili e di legarsi i loro lunghi capelli sotto il mento per simulare la barba.
Odino, vedendoli aveva esclamato: “chi sono tutti questi guerrieri dalle lunghe barbe?” E da “longhe barbe” a Longobardi il passo è breve.
Furono un popolo fondamentale per la nostra Penisola e ancora oggi nella lingua italiana ci sono retaggi della loro presenza durata più di due secoli.
Di origine longobarda sono ad esempio i nomi quali Gisella, Goffredo e Roberto, i cognomi come Tassoni e, udite udite, Garibaldi, le città che contengono Fara (da “fara” = clan) come Fara Sabina (in provincia di Rieti) o Fara San Martino (in provincia di Chieti), così come le parole: maresciallo, sperone, zolla e… sterco.
Nella foto: orecchini pendenti di probabile fattura longobarda