Briciole di storia, quisquilie e pinzellacchere. Fu un italiano il “padre” della lampadina

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È vero, il primo a brevettare la lampadina ad incandescenza fu il britannico Sir Joseph Wilson Swan nel 1878 ma annerendosi, il bulbo si riempiva di fuliggine e consumava molta elettricità; poi fu la volta di Thomas A. Edison a brevettare una lampadina che non annerisse, ma gli occorreranno altri 8 anni per riuscire ad ottenere un prodotto commercialmente valido, dato che la sua invenzione aveva una durata breve.
Il 4 Marzo 1880, nel laboratorio di Fisica dell’Università di Torino, uno sconosciuto inventore, Alessandro Cruto, accese una lampadina con un filamento di sua invenzione in carbonio purissimo (a differenza di Edison che ne usava uno in fibra organica) che poteva vantare una durata di 500 ore contro le 40 del collega americano.

Cruto era nato a Piossasco vicino Torino nel 1847 (lo stesso anno di Edison)e fin da ragazzo aveva dimostrato una vivace ingegnosità.
Figlio di un modesto capomastro, che spesso affiancava come muratore nei lavori edili, seguì le lezioni di Fisica sperimentale e di Chimica presso la Regia Università. Dotato di tenacia, passione e di grande intuitività, dopo aver seguito delle lezioni dimostrative dei prototipi delle lampadine di Edison da parte del grande fisico e ingegnere Galileo Ferraris, si mise al lavoro nel suo laboratorio (dove tra l’altro aveva messo a punto un sistema di graduazione dei termometri) e realizzò una nuova lampadina più resistente e dalla luce più luminosa e chiara rispetto a quella giallastra di Edison.

L’invenzione di Cruto riscosse un enorme successo in Germania, Stati Uniti, Cuba, Francia e Svizzera e nel 1883, un anno prima di Place de la Concorde a Parigi, fu la sua cittadina di nascita, Piossasco, ad avere le strade illuminate, e nel 1884 l’Esposizione di Torino fu illuminata proprio dalle lampadine che lui realizzava nella sua officina con 26 operai.
A fronte delle tante richieste nel 1886 Cruto impiantò una nuova fabbrica ad Alpignano sulla sponda meridionale della Dora Riparia per la produzione su scala internazionale della lampadina di sua invenzione (si arrivò a realizzarne 1000 al giorno), ma iniziarono da subito i problemi di natura economica perché c’era necessità di sostegno per incrementare l’azienda.

Edison aveva avuto a disposizione 300.000 dollari come sovvenzione per i suoi esperimenti; i sostenitori di Cruto lo avevano finanziato con sole 5000 lire e cominciarono a litigare fra loro.
L’inventore torinese si rivolse allo Stato italiano per avere un sostegno finanziario ma gli fu negato e lui ne rimase deluso e amareggiato.
Chiuso e schivo com’era sempre stato si ritirò avita privata opponendosi anche al suo amico Edmondo De Amicis che gli voleva dedicare una biografia e morì a 61 anni nel 1908 dimenticato da tutti.
La sua fabbrica, dopo varie vicissitudini, passaggi di proprietà e fallimenti, fu rilevata dalla Philips nel 1927.