Briciole di storia, quisquilie e pinzellacchere. Bach e l’oculista ciarlatano

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Il 28 Marzo 1750 Johann Sebastian Bach a 65 anni (che allora era un’età ragguardevole) fu sottoposto ad un delicatissimo intervento agli occhi essendo diventato negli ultimi mesi completamente cieco.
Gli occhi erano sempre stati il suo problema: era fortemente miope e soffriva di dolori persistenti ai bulbi oculari.
Per il resto la sua salute, nonostante fosse un accanito fumatore e un goloso buongustaio, era sempre stata buona e gli aveva permesso di creare capolavori immortali e 20 figli (da due mogli).

Ad operarlo fu John Taylor, un oculista Inglese che molti consideravano un dio in terra, altri un emerito ciarlatano.
E forse la seconda ipotesi appare la più accreditata, dal momento che l’intervento chirurgico fu effettuato in maniera imprecisa e superficiale.
Il 28 luglio, esattamente 4 mesi dopo l’operazione agli occhi, Bach morì, ufficialmente per un colpo apoplettico, ma molti studiosi sostengono che la vera causa fu una batteriemia causata dallo sciagurato uso, da parte del chirurgo, di strumenti e attrezzi non adeguatamente sterilizzati.

Bach fu inumato vicino alla Chiesa di San Giovanni a Lipsia, ma nel 1894, prima che la chiesa fosse abbattuta, si riesumarono quelli che si riteneva fossero i resti del grande compositore.
La certezza infatti non c’era poiché l’ubicazione esatta della tomba non era nota; si sapeva però che Bach era stato rinchiuso in una bara di quercia, ma in quel cimitero ce n’erano ben 12.
I suoi resti furono identificati in base all’altezza, 166 cm, alla corporatura robusta e sopratutto a delle escrescenze sulle ossa del bacino e degli arti inferiori, ascrivibili alla cosiddetta “malattia degli organisti”, dovuta alle continue torsioni e tensioni dei tendini dei muscoli interessati nel pigiare la pedaliera.

La sua eredità consistette in strumenti musicali: 5 clavicembali, 3 violini, 3 viole, 2 violoncelli, 1 viola da gamba, 1 liuto, 1 spinetta e 52 libri sacri, compresi testi di Martin Lutero.
Ma l’eredità più grande che Johannes Sebastian Bach ha lasciato all’Umanità, è il patrimonio incommensurabile e stupefacente delle sue musiche, capolavori assoluti ed eterni.