Una sera del Febbraio del 1920, a Berlino, un poliziotto di ronda notò una ragazza che stava tentando di buttarsi da un ponte nelle acque gelide del fiume Sprea. Accorso immediatamente, l’afferrò riuscendo così a scongiurare il suicidio.
Era trasandata, in evidente stato confusionale, tremava per il freddo e non aveva con sé nulla, né documenti né altro. Il poliziotto le puntò in faccia la sua torcia e s’accorse che era bella, molto bella, bionda, con tratti aristocratici nel volto e modi naturalmente eleganti.
Quando le chiese il nome, il poliziotto ebbe un sussulto. «Io sono Anastasia Romanova, quarta figlia dello Zar Nicola II di Russia», rispose senza indugi la ragazza.
«Ma i Romanov sono stati sterminati tutti due anni fa a Ekaterinburg!>>, esclamò disorientato il poliziotto.
«Non tutti, come vede. Mio padre, mia madre la Zarina Alexandra, le mie tre sorelle Olga, Tatjana e Marija , il mio fratellino Aleksej e i membri della servitù tutti uccisi in quel maledetto bosco. Ma io, fingendomi morta, sono riuscita a fuggire. Sono qui, e sono la Granduchessa Anastasia Nikolajevna Romanova».
Il poliziotto era perplesso. In effetti il luogo dove erano stati sepolti i componenti della famiglia dello Zar, il loro medico personale, il cuoco ed un valletto, era assolutamente tenuto sconosciuto dalle autorità e niente, al momento, era trapelato circa le modalità di quello sterminio.
E cosi il dubbio che una delle figlie dello Zar avesse potuto scampare alla tragedia, cominciò a serpeggiare in tutta Europa e altrove.
Iniziò allora uno dei più grandi e avvincenti enigmi del Novecento: chi era in realtà quella bellissima giovane donna, che si autoproclamava discendente diretta dello Zar Nicola II?
La vera Anastasija Romanova, come molti, fra gli aristocratici scampati alla Rivoluzione d’Ottobre del 1917, giuravano ella fosse, o un’abile simulatrice? O addirittura una povera pazza?
Le autorità le impedirono di chiamarsi Anastasija e cominciarono a trattarla con sospetto, emarginandola dalla società; lei allora andò a vivere in una baracca e assunse il nome di Anna Anderson, ma continuò sempre ad insistere di essere la penultima figlia di Zar Nicola II.
La vicenda ebbe una tale risonanza emotiva e mediatica che nel 1956 il regista Anatole Litvak girò un film dal titolo “Anastasia” cui diede il volto l’intensa Ingrid Bergman che per questa palpitante interpretazione ricevette il Golden Globe e l’Oscar come migliore attrice protagonista.
(Il protagonista maschile era Yul Brinner che affascinò tutte le donne del pianeta, ma questa è un’altra storia).
Per decenni l’enigma è rimasto tale, alimentando nostalgie e sogni proprio da quella Anna Anderson che poteva vantare una grande somiglianza con la piccola Romanov, nonché la conoscenza di numerosi dettagli inerenti la vita di corte, e che per tutta la vita lottò pervicacemente e orgogliosamente per rivendicare la sua appartenenza alla stirpe dei Romanov.
Morirà nel 1984 di polmonite, negli Stati Uniti, dove era andata ad abitare e alla sua morte fu cremata.
Nel 1993 l’inizio della risoluzione del mistero: con la caduta del Comunismo e il disfacimento del regime sovietico, fu finalmente rivelato il luogo dove erano stati sepolti precisamente i corpi della famiglia dello Zar.
Ma quel giorno, con stupore di tutti, si constatò che tra quei poveri resti mancavano le ossa dello zarevič Aleksej e di una delle figlie più giovani: Marja o proprio Anastasija.
Il pensiero corse allora ad Anna Anderson: e se lei fosse stata davvero la figlia dello Zar scampata all’eccidio di Ekaterinburg?
Fu l’esame del DNA a dare una spallata alla romantica e nostalgica tesi di una Anastasia scampata all’eccidio dei Romanov, quando furono comparati i geni dei suoi resti di con quelli di Filippo d’Edimburgo, Principe consorte dell’attuale Regina Elisabetta d’Inghilterra e imparentato con i Romanov. E il responso fu inequivocabile: quella donna non era Anastasija Nikolaevna Romanova.
E c’è di più: probabilmente Anna Anderson era in realtà Franziska Schanzkowski, una Polacca fuggita da un ospedale psichiatrico di Berlino nel 1918 e mai ritrovata.
L’ultimo dubbio è stato fugato qualche anno fa, nel 2007, quando, nei boschi poco lontani il luogo dove erano sepolti i Romanov, sono stati rinvenuti i resti del piccolo erede al trono e della bella e sfortunata Anastasija, trucidata a soli 17 anni.
Ora riposano in pace tutti insieme nella Fortezza di San Pietro e Paolo a San Pietroburgo.